Vaporizzare la marijuana è la nuova tendenza in voga negli USA. Lo vediamo sempre di più nei film e nelle serie TV americane: la moda dei vaporizzatori di marijuana ha preso piede di pari passo alla legalizzazione e i dispositivi in uso per vaporizzare la cannabis sono sempre più particolari e performanti. Diversi studi scientifici sostengono che la vaporizzazione sia una delle alternative per il consumo di cannabis più naturale in assoluto e tantissime persone apprezzano l’inalazione senza combustione, caratteristica specifica dei vaporizzatori.
Questo metodo di introdurre cannabinoidi nel corpo sta avendo grande successo (nei paesi dove il consumo a scopo ricreativo e quello a scopo terapeutico sono stati legalizzati) anche perché il vaporizzatore appare come uno strumento tecnologico alla moda ed molto soggetto ai trend del momento. Ne esistono addirittura di quelli ricoperti di glitter o con scritte personalizzate.
Il concetto di funzionamento dei vaporizzatori, da quelli più recenti ai primi più semplici modelli, è abbastanza semplice: dalla cannabis presente all’interno del dispositivo si sprigiona vapore generato grazie a una resistenza che si riscalda in modo repentino. In questo modo si possono aspirare i principi attivi senza che ci sia un vero e proprio fenomeno di combustione. I modelli di vaporizzatori sono davvero vari non solo per estetica quanto per tipologia, tanto che alcuni strumenti sono pensati per vaporizzare direttamente le infiorescenze mentre altri si alimentano con concentrati liquidi di cannabinoidi. In questo articolo parleremo principalmente della prima tipologia, attualmente la più diffusa tra Stati Uniti (parliamo degli stati dove la cannabis è stata legalizzata) e Canada.
Come abbiamo detto vaporizzare permette di evitare gli effetti collaterali della combustione che sono notoriamente dannosi per la salute, tanto da essere considerabili cancerogeni. Fumare la cannabis nel modo più canonico, ovvero rollando uno spinello e consumandolo come si farebbe per una sigaretta, abbina l’assorbimento dei cannabinoidi a quello non voluto di sottoprodotti della combustione che possono con il tempo risultare tossici (parliamo ad esempio degli idrocarburi policiclici aromatici). Anche la vaporizzazione è soggetta alla liberazione di alcune sostanze dannose di questo tipo ma in maniera davvero molto ridotta. Inoltre va considerato che non sottoporre ad altissime temperature i cannabinoidi e altre sostanze benefiche presenti nelle cime di marijuana permette di assimilare in modo più puro ed efficace questi principi attivi.
Quasi tutti i moderni vaporizzatori sono dotati di un regolatore della temperatura, uno strumento chiave che può premettere di ottenere i risultati migliori oppure di rendere completamente vano il processo di vaporizzazione. Per vaporizzare correttamente la cannabis è infatti necessario operare alle giuste temperature. Il problema di base è che non esiste una temperatura perfetta, ma che in base alle caratteristiche del prodotto che si utilizza si deve regolare la temperatura dello strumento. Per qualcuno sarà una cosa relativamente semplice mentre ad altri potrebbe creare numerose perplessità e scoraggiare all’utilizzo del vaporizzatore, perché dopotutto non è certo piacevole pensare che una regolazione della temperatura poco attenta possa ogni volta alterare la liberazione dei cannabinoidi e far si che la cannabis venga sprecata. Inoltre i vaporizzatori sono prodotti che hanno bisogno di una manutenzione regolare e per fare il loro lavoro egregiamente necessitano di cure particolari. Parliamo soprattutto di pulizia e sostituzione delle componenti che con il tempo possono danneggiarsi. Saltare questi passaggi può compromettere il funzionamento ottimale e anche portare all’assimilazione di principi attivi indesiderati potenzialmente dannosi o comunque sgradevoli al gusto.
Per essere certi di regolare in modo efficace il vaporizzatore bisogna conoscere il proprio strumento ed esaminare le infiorescenze a disposizione per valutare quanto sia secca o umida la cima in questione. Con una cima molto secca infatti si raggiunge l’ebollizione (e lo sprigionamento dei vapori ricchi di cannabinoidi) a temperature minori ed esagerando con i gradi si compromette la liberazione di THC e CBD. Con un prodotto più umido invece è necessaria una temperatura maggiore per ottenere l’effetto desiderato. L’ideale è ovviamente avere una cima mediamente umida e fresca. Non esistono linee guida standard su come regolare il vaporizzatore: la teoria dice di ridurre la temperatura con il materiale più secco e alzarla con il materiale più fresco e la prassi è quella di fare diverse prove.
L’intervallo di temperatura di riferimento per vaporizzare correttamente la cannabis sarà comunque tra i 180° e i 210°C, solitamente basta un po’ di esperienza e qualche esperimento per prendere la mano e imparare a regolare al meglio il proprio vaporizzatore di volta in volta.